Nelle scorse settimane siamo andati alla scoperta dei fantasmi del Nord e dei misteri del Centro. È quindi il momento di concludere il nostro viaggio nell’Italia stregata tra castelli e spiriti con le leggende del Sud.
E visto che ci siamo salutati in Lazio, scendiamo lungo la costa tirrenica fino nel cuore della Campania
In una conca del Golfo di Napoli
si affaccia sul mare la splendida fortezza medievale di Castellammare di Stabia, collocata a 100 m di altitudine, che una volta pare fosse invece lambita dalle acque.
Castello a Mare
Tra queste mura è custodita una storia di guerra, amore, tradimento e morte, risalente al 1459. Al tempo della Congiura dei Baroni, le truppe guidate da Giovanni d’Angiò riuscirono a penetrare senza colpo ferire nel castello difeso dal catalano Gaillard. Questo perché una castellana, innamorata follemente di un soldato angioino, aprì le porte ai nemici.
La storia, però, non finì come la donna aveva sperato: il soldato, che l’aveva lusingata al solo scopo di facilitare la conquista del maniero, l’abbandonò infatti al suo destino e, ripudiata come traditrice dai propri compaesani, la dama cadde preda della disperazione e si uccise ingerendo del veleno.
Da allora, però, la “Dama Rossa” continua a vagare con i lunghi capelli neri sciolti sulla veste scarlatta, terrorizzando gli uomini con risa sataniche e urla e costringendoli a scappare dalla “camera degli angeli” nella quale ha vissuto i suoi ultimi istanti di vita.
A metà della costa calabrese
sorge invece il paese di Pizzo Calabro, la cui fortezza fu fatta costruire da Ferdinando d’Aragona nel XV secolo per sedare la congiura dei Baroni, tra cui figurava Carlo Sanseverino, feudatario del luogo.
Castello Aragonese
Niente amore o passione nella storia del fantasma “vip” di Pizzo Calabro. Lo spettro apparterrebbe infatti niente meno che a Gioacchino Murat. Il cognato di Napoleone, nominato Re di Napoli nel 1808, dopo essersi fatto onore durante la conquista del Regno, fu poi travolto dalla caduta dell’Imperatore dei Francesi. Nel 1815 cercò di riprendersi il regno, ma sbatcato a Pizzo Calabro fu catturato da Ferdinando IV di Borbone, rinchiuso nel castello e fucilato.
Sulla sua sepoltura, però, le ipotesi si sprecano. Una è che sia stato gettato in una fossa comune nella navata centrale della chiesa di S. Giorgio, un’altra che il corpo sia stato gettato a mare, dopo aver tagliato la testa, fatta recapitare al Borbone.
E il suo fantasma è altrettanto irrequieto: le leggende dicono che vaghi ancora per il castello in cerca di vendetta, altri sostengono di aver visto la chiesa illuminarsi improvvisamente e di aver udito una voce incomprensibile rimbombare nella navata. Alcuni abitanti raccontano poi che per molti anni, nell’anniversario della tempesta che aveva sospinto la nave di Murat fino a Pizzo Calabro, si verificasse “a tempesta i Giuacchinu”, con lampi e tuoni.
Nel cuore della Basilicata
percorrendo la Statale Potenza – Melfi non si può non notare un imponente maniero che si staglia su una collina a 820 metri di altitudine.
Castello di Lagopesole
Una leggenda triste è legata a questo castello di epoca federiciana. Protagonista il figlio stesso dell’Imperatore, Manfredi, e soprattutto sua moglie Elena Ducas.
Un matrimonio felice, celebrato nel 1259 e di breve durata a causa della morte di Manfredi, ucciso durante la battaglia di Benevento, nel 1266. Anni trascorsi a Lagopesole, che avevano scelto come propria dimora. E nello stesso castello Carlo d’Angiò, dopo aver sconfitto il marito la rinchiuse.
Nel luogo dove aveva trascorso i suoi anni più felici, “Elena degli Angeli” si lasciò morire di dolore, allontanata anche dai figli, confinati invece a Castel del Monte.
Secondo la leggenda, la donna non ha mai lasciato il castello e di notte si aggira ancora vestita di bianco, con una lanterna, scrutando dalle finestre, come in attesa dei figli e del marito. Quest’ultimo, avvolto in un mantello verde, vagherebbe invece per le campagne circostanti, in sella al suo cavallo bianco, in cerca dell’amata. Come nelle più tristi storie, ai due fantasmi sarebbe impossibile incontrarsi, condannati a non ricongiungersi in eterno.
Passando sul litorale pugliese
fu sempre Federico II a volere la fortezza che si affaccia sul mare di Trani. E proprio qui gli sfortunati Manfredi ed Elena celebrarono le proprie nozze in mezzo ai fasti.
Castello Svevo
Due sono i fantasmi che si aggirerebbero per il castello pugliese. Il primo è quello di Armida, rinchiusa nelle segrete dal marito, che aveva scoperto la sua tresca con un cavaliere, pugnalato seduta stante in preda alla gelosia. La cella fu l’ultima dimora della donna, il cui fantasma, dagli occhi azzurrissimi e lunghi capelli neri, vaga ancora alla ricerca dell’amante perduto.
Niente romanticismo, invece, nella storia di Sifridina, contessa di Caserta, rinchiusa nelle stesse segrete dal 1268 al 1279 per aver cospirato contro gli angioini. Anch’essa, dopo la sua morte, sopravvenuta dopo 11 anni di prigionia, non avrebbe mai lasciato il castello.
Continuiamo il Viaggio nell’Italia stregata tra castelli e spiriti varcando il mare e spingendoci fin nella Sicilia più profonda.
In provincia di Caltanissetta
a Mussomeli, sorge un maniero abbarbicato su una rupe, eretto tra il XIV e il XV secolo, che già dall’aspetto affascina il visitatore, ignaro dei tanti fantasmi che lo abitano.
Castello Manfredonico
Qui, infatti, sono molteplici gli spiriti che vagano in cerca di pace. Tra questi ci sono tre sorelle, Clotilde, Margherita e Costanza. Il principe Federico, loro fratello, molto legato alle tre donne, prima di partire per la guerra decise di non affidare a nessuno la loro custodia, ma di rinchiuderle in una stanza con il cibo necessario per il periodo. Non aveva però considerato quanto il conflitto potesse dilatarsi e al suo ritorno le trovò morte con le scarpe tra i denti, nella stanza da allora detta “delle tre donne”, dove tuttora si odono lamenti e pianti.
Un’altra leggenda narra invece di don Guiscardo de la Portes, figlio di un mercante spagnolo e marito della bella Esmeralda, partito per la Sicilia per sedare la rivolta di Andrea Chiaramonte. Volendo visitare il castello dell’allora Manfreda (Mussomeli, appunto) partì da solo verso l’interno, ma fu attaccato dai soldati di don Martinez, innamorato respinto di Esmeralda. Ferito gravemente, prima di morire imprecò e questo lo condannò a vagare per mille anni sulla terra.
Nel profondo della Sardegna
non si celano però meno misteri, anche se alcuni rimandano a miti e storie di altri paesi. Come il Castello di Medusa nell’Oristanese, dove si dice che Perseo abbia sconfitto la Gorgone e ne abbia riportato la testa in Grecia, ma
Maniero di Casteldoria
In provincia di Sassari, svetta sulla pianura del Coghinas la torre del maniero di Casteldoria, unica parte rimasta del complesso originario, che custodirebbe il tesoro dei Doria. La leggenda narra di una strega, innamorata dell’ammiraglio Andrea Doria e da lui rifiutata, nonostante l’impiego dei più potenti filtri d’amore.
Gli rivelò quindi che sarebbe morto quando un esercito verde avesse assediato il castello. Poi, in primavera, trasformò l’erba della valle in soldati e Doria, ricordando la profezia, si lanciò da una torre. L’esercito fantasma è ancora a guardia del tesoro del castello.
Castello dei Malaspina
Costruito nel 1112 nel borgo di Bosa, nell’Oristanese, nasconde una storia piuttosto cruenta. Il marchese Malaspina, sospettando una tresca della moglie, le tagliò infatti tutte le dita delle mani, lasciandola a dissanguarsi.
Lui venne arrestato per atrocità e lo spirito della malcapitata vaga ancora per il castello senza trovare pace.
Infine, per concludere, altre due storie sarde
A Cuglieri, nel castello di Montiferru, si sentirebbe ancora il canto di una badante. Per sopravvivere all’eccidio dei proprietari del maniero si nascose nei sotterranei, insieme al figlio della coppia. Purtroppo, però, non riuscì più ad uscirne, e ancora intona la ninna nanna con cui cullava il piccino.
A Stintino, invece, vaga la “Femminedda”, ragazza accusata di un orribile delitto e decapitata dopo un processo sommario. La testa, secondo la leggenda, fu sepolta in paese e il corpo in campagna e il fantasma non si dà pace.