Le poesie sono un grande classico del Natale. Ma un haiku natalizio è decisamente qualcosa di più inusuale. E allora se per il calendario d’avvento ti propongono un componimento poetico giapponese non puoi che accettare e dedicargli la casellina di oggi.
«La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita», diceva Forrest Gump. E il bello di un calendario fatto con gli amici è che alle volte le proposte ti sorprendono. Quella di Giorgia, entusiasta nuova entrata nel mio gruppo di ballo è stata, appunto scrivere un haiku natalizio.
Ma cos’è un haiku?
Si tratta di un componimento poetico giapponese molto corto, senza titolo, formato da tre versi con un numero di more sempre uguale (5-7-5), risalente al XVII secolo.
Altra caratteristica sempre presente è il kigo, una parola che fa riferimento a una delle quattro stagioni, che ha la funzione di stabilire un legame con la realtà quotidiana. Il kigo può essere anche un animale, un alimento, una ricorrenza o festività. L’arte dello haiku sta nel cogliere l’essenza di un attimo semplice e naturale.
Il primo sommo creatore di haiku fu nel Seicento Matsuo Baschō, considerato forse il massimo esponente del genere.
Kasa mo naki
Ware wo shigururu ka
Nanto nanto
Mi sorprenderà la pioggia,
ora che non ho neppure il cappello di bambù?
Ma che importa..
Un soggetto decisamente adatto al clima degli ultimi giorni…. ma veniamo al tema della nostra casellina di oggi.
L’haiku natalizio
Anzi, gli haiku natalizi, visto che Giorgia me ne ha mandati due. Uno dei quali ha il sapore del momento immediatamente successivo al pranzo di Natale. Quando i parenti se ne sono appena andati e la carta dei regali è ancora sopra la tavola mezza apparecchiata, insieme alle tracce di frutta secca, pandoro e panettone.
E l’altro? Nasce da uno sguardo fuori dalla finestra di casa durante la giornata di lavoro di un’amante della scrittura e del Giappone.
“Mi piace scrivere in genere, qualsiasi cosa: dal diario di viaggio alla lista della spesa. Per questo mi sono scelta un lavoro – la copywriter – in cui posso farlo. Ecco perché dopo aver passato una settimana a scrivere per gli altri, mi piace riservarmi qualche momento nel weekend e scrivere per il puro gusto di farlo. Qualcosa di mio, di bello, esprimendo ciò che mi va e ciò che sento.
Anche prendendo ispirazione da un’occhiata all’albero di fronte, che cela tra i rami due candide sagome.
Fan capolino,
sui rami innevati,
tortore quiete.