L’11 marzo è caduto il centenario dalla nascita di Astor Piazzolla, celebrato nella sua patria, ma anche in Italia con diverse iniziative, tra cui il biopic “Astor Piazzolla, la rivoluzione del tango”, girato dal regista Daniel Rosenfeld, utilizzando i tantissimi materiali provenienti dall’archivio di famiglia.
Super8, fotografie, nastri vocali concessi per la prima volta dal figlio Daniel, che hanno permesso al regista di ripercorrere nel suo docufilm (qui il link al trailer) la vita del leggendario compositore e bandoneonista, dalla nascita a Mar del Plata al trasferimento a New York con il padre Nonino, passando per la lunga carriera da musicista tra vicende private e artistiche.
Le sette operazioni per curare un difetto al piede destro che lo affliggeva dalla nascita e che gli lascerà tutta la vita il complesso di avere una gamba più sottile, le collaborazioni con i più grandi musicisti di tango ma anche internazionali, la sua rivoluzione inizialmente non compresa nell’Argentina degli Anni Sessanta, che lo accusò di non fare tango. E allora, in questa ricorrenza, voglio rendergli omaggio ricordando alcuni dei suoi lavori più famosi.
La rivoluzione di Astor Piazzolla
Dove sta la particolarità del nuevo tango di Piazzolla? Nell’aver inserito elementi della musica jazz, dissonanze e altri elementi inusuali in un genere iper-tradizionale.
E, non pago, aver introdotto strumenti che fino a quel momento erano estranei a questo tipo di musica: marimba, flauto, basso elettrico, batteria, chitarra elettrica, organo hammond e percussioni. Per queste ultime, una lunghissima collaborazione l’ha legato a uno dei più grandi percussionisti italiani, Tullio De Piscopo, mentre al basso elettrico non di rado si è avvalso di Pino Presti.
E proprio a Milano, utilizzando questo organico, integrato dgli archi, nel 1974 Astor Piazzolla ha realizzato, grazie ad un altro italiano, il suo manager e produttore Aldo Pagani, l’album Libertango. Qui sotto il brano in un’esecuzione del 1977, in cui l’autore è – ovviamente – al suo bandoneon.
L’Italia
Il rapporto strettissimo con l’Italia di Astor Piazzolla è già stato introdotto, parlando delle sue collaborazioni con Presti, De Piscopo e ovviamente Pagani.
Proprio il maestro, che sarebbe in seguito diventato, appunto, suo direttore e manager, lo porta in Italia, facendo conoscere al pubblico del Bel Paese il suo “Noneto”, scritta in onore del padre, e facendolo approdare in Rai,. per cui registra la trasmissione “TEATRO 10” presentata da Alberto Lupo. Qui scatta il colpo di fulmine artistico con l’ospite fissa, una certa Mina, che folgorata dalla musica di Piazzolla insiste per registrare con lui “Balada para mi muerte”. Il connubio tra i due artisti, che potete gustarvi in questo video Rai, è ovviamente da brividi.
Milva de Buenos Aires
Le collaborazioni di Astor Piazzolla con artisti italiani comprendono, come visto, tantissimi grandi nomi, tra cui il violinista Salvatore Accardo, per cui scrive “Milonga in re”.
Ma non si può parlare del compositore argentino senza nominare “Maria de Buenos Aires”, la tango operita da lui scritta su libretto del poeta e paroliere uruguaiano Horacio Ferrer, rappresentata per la prima volta al teatro Colòn della capitale argentina nel 1968.
Musa ispiratrice di questo lavoro, che ha come protagonista Maria, prostituta dei sobborghi, è Milva, per cui è scritta e a cui il compositore la dedica. E che qui la interpreta con la passione e la maestria di cui solo questa meravigliosa primadonna è capace. Godiamoci quindi “Yo soy Maria”, in un’esecuzione del 2005.
Milva, del resto, era la cantante preferita da Astor Piazzolla, che definiva la sua voce «un autentico strumento, con i colori sia del sassofono che del violoncello». Come dargli torto???? E visto che non solo sono pienamente d’accordo, ma adoro Milva (non s’era capito, vero?) vi lascio con “Rinascerò – Preludio per l’anno 3001”, eseguita dai due artisti durante uno storico concerto al Colosseo nel 1986.
E voi, avete un brano preferito di Astor Piazzolla? Scrivetemelo, o ditemelo nella mia pagina Facebook!