La maternità è stata onorata, celebrata e adorata fin dalla preistoria, anche se la festa come la conosciamo oggi risale al Novecento. La figura femminile come genitrice in tutti questi secoli e millenni è stata anche fonte d’ispirazione per i grandi artisti e poeti. Perché, allora, non fare gli auguri alle mamme ricordando alcuni di questi omaggi?
La grande madre o madre natura è forse una delle prime divinità create dagli uomini, a simboleggiare la fertilità non solo della donna, ma della natura, che era fonte di vita e sostentamento. Non a caso già dal Paleolitico troviamo raffigurazioni di donne molto prosperose, con ambi bacini e glutei e seni prominenti.
E ogni cultura, attraverso i millenni, ha dato uno o più nomi alla Grande Madre, in base agli attributi propri della dea in questione. È stata Ninhursag in Mesopotamia, Ashtoreth in Fenicia, Cibele in Anatolia, Mater Matuta tra gli etruschi, Gea (la terra) o Rea (la madre degli Dei) nell’antica Grecia, Magna Mater (riconducibile a Cibele) tra i romani, Anu, Dana o Danu tra gli antichi celti d’Irlanda, Modron o Rhiannon in Galles, Frigga nel mondo norreno, ma i nomi e le personificazioni potrebbero essere molte di più.
Con l’avvento del Cristianesimo questi ruoli sono stati assunti da Eva, madre dei viventi, e soprattutto dalla vergine Maria, alla quale non a caso è legato il mese di maggio, dai romani dedicato a Maia, dea della fecondità e del risveglio della natura.
La festa della mamma
La festa attuale ha diverse origini e non viene festeggiata in tutto il mondo nello stesso giorno. Se la seconda domenica di maggio è la data più comune, molto gettonate sono anche l’8 marzo, in occasione della Festa della Donna e il 21 marzo, in corrispondenza dell’Equinozio di Primavera. I primi a festeggiare la mamma sono i norvegesi, la seconda domenica di febbraio, mentre gli ultimi sono, il 22 dicembre, i pargoli indonesiani.
Ma com’è nata la festa? Negli Usa è legata strettamente alla celebrazione della pace. Nel 1870 l’attivista pacifista e abolizionista Julia Ward Howe propose infatti l’istituzione della Giornata della madre per la pace, per riflettere su questa tematica, riscuotendo non molto successo. Quasi 40 anni dopo l’operazione riuscì invece ad Anna Jarvis, che nel 1908 celebrò la festa in memoria di sua madre, attivista pacifista. L’evento prese piede e fu ufficializzato dal presidente Wilson nel 1914, divenendo manifestazione pubblica di gratitudine per le madri.
E in Italia?
Dopo la Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo, celebrata dal Regime Fascista il 24 dicembre 1933 e rimasta un unicum, la festa che oggi conosciamo nacque negli Anni Cinquanta da due eventi distinti, pensati per fare gli auguri alle mamme partendo da due contesti decisamente diversi.
Nel 1956 il sindaco di Bordighera, Raoul Zaccari, che aveva avuto notizia dell’iniziativa già presente all’estero, iniziò a celebrarla, prima al Teatro Zeni e poi al Palazzo del Parco. Non sorprendentemente in collaborazione con Giacomo Pallanca, presidente dell’Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale, che ben vedeva uno sbocco commerciale per il suo settore. Lo stesso senatore Zaccari, due anni dopo, presentò un disegno di legge che portò all’istituzione della festa, fissata la seconda domenica di maggio.
È invece il 1957 quando don Otello Migliosi parroco di Tordibetto, in provincia di Assisi, decise di celebrare il valore religioso della mamma, anche come punto d’incontro interconfessionale. Nel paese umbro si trova anche l’unico “Parco della Mamma” in Italia.
Auguri alle mamme
E allora, quale modo migliore per fare gli auguri alle mamme, se non riportare alcuni versi ispirati ai grandi poeti dalle loro? Come abbiamo giù fatto in occasione della Festa della donna affidiamoci quindi alla poesia e a sette secoli dalla morte del Sommo Poeta, partiamo da un testo dantesco, che non si rivolge però tanto alla propria madre, ma alla Vergine Maria, mamma di Cristo, ma anche di tutti i credenti, tratti dal XXXIII canto del Paradiso.
Per ballare nei vicoli
Per il terrore quando ci si bacia
Per mia sorella, tua sorella, le nostre sorelle
Per cambiare le menti arrugginite
Per la vergogna della povertà
Per il rimpianto di vivere una vita ordinaria
Per i bambini che si tuffano nei cassonetti e i loro desideri
Per questa economia dittatoriale
Per l’aria inquinata
Per Valiasr e i suoi alberi consumati
Per Pirooz e la possibilità della sua estinzione
Per gli innocenti cani illegali
Per le lacrime inarrestabili
Per la scena di ripetere questo momento
Per i volti sorridenti
Per gli studenti e il loro futuro
Per questo paradiso forzato
Per gli studenti d’élite imprigionati
Per i ragazzi afghani
Per tutti questi “per” che non sono ripetibili
Per tutti questi slogan senza senso
Per il crollo di edifici finti
Per la sensazione di pace
Per il sole dopo queste lunghe notti
Per le pillole contro l’ansia e l’insonnia
Per gli uomini, la patria, la prosperità
Per la ragazza che avrebbe voluto essere un ragazzo
Per le donne, la vita, la libertà
Per la libertà
Per la libertà
Per la libertà
Una bellissima e toccante versione in lingua inglese è quella eseguita dal coro pop a cappella di Friburgo Twäng. Ve la propongo qui.
Ed è un tramite tra il poeta e l’Eterno anche la madre di Giuseppe Ungaretti, le cui parole raccontano la donna di fede, ma anche un’immensa dolcezza.
La madre – Giuseppe Ungaretti
E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
Ma non si possono fare gli auguri alle mamme senza i bellissimi versi dedicati alle madri da Victor Hugo ed Edmondo De Amicis.
La Madre – Victor Hugo
La madre è un angelo che ci guarda
che ci insegna ad amare!
Ella riscalda le nostre dita, il nostro capo
fra le sue ginocchia, la nostra anima
nel suo cuore: ci dà il suo latte quando
siamo piccini, il suo pane quando
siamo grandi e la sua vita sempre.
La Madre – Edmondo De Amicis
Vi è un nome soave in tutte le
o lingue, venerato fra tutte le genti.
il primo a che suona sul labbro
del bambino con lo svegliarsi
della coscienza. l’ultimo che mormora
il giovinetto in faccia alla morte;
un nome che l’uomo maturo e il vecchio
invocano ancora, con tenerezza
di fanciulli, nelle ore solenni della vita,
anche molti anni dopo che non è più
sulla terra chi lo portava; un nome
che pare abbia in sé una virtù misteriosa
di ricondurre al bene. di consolare e
di proteggere. un nome con cui si dice
quanto c’è di più dolce. di più forte.
di più sacro all’anima umana.
la madre.
Versi commoventi, profondi, delicati, da leggere magari ascoltando le dolci note dell’arpa celtica di Vincenzo Zitello, dal titolo evocativo di Respiro segreto. Respiro della natura nelle intenzioni dell’autore, ma anche accostabile ai tanti sospiri silenziosi della mamme.
Non resta che… fare gli auguri a tutte le mamme!
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